lunedì 2 aprile 2012

01/04/2012 - "OLTRE LA LINEA D’ORIZZONTE": INAUGURATA MOSTRA DI MAURO REA

Campobasso. Inaugurata alla Palladino Company di Campobasso la personale di Mauro Rea, pitto-scultore di origine ciociara alla seconda esperienza molisana, intitolata “Oltre la linea d’orizzonte del respiro ani-male del tempo”. La sala si riempie così grazie all’esuberanza artistica di Rea, impreziosita dalla performance-installazione sonora con presentazione del dvd ’Respiro ani-male’, realizzato da Mario Formisano, al secolo "4MX", bassista degliAlmamegretta, con musiche composte sulle opere polimateriche in mostra. Interpretazione dell’opera è stata data dal critico d’arte Antonio Picariello. La rassegna resterà aperta tutti i giorni (lunedì-sabato 9-13 16-20) fino a sabato 14 aprile, giorno a cui parteciperà giornalista e storico dell’arte Alessandro Masi.

1 commento:

  1. Voglia di malinconia

    Conturbanti e allo stesso tempo affascinanti, le silouette che si stagliano in rilievo sul fondo indefinito delle poli-cromie di Mauro Rea. Ci giriamo intorno per vedere se dall’altra parte spunta un viso o, almeno, un sorriso. In mancanza di un riscontro allora voliamo dove ci pare, convinti che da qualche parte atterreremo, e forse saranno proprio le rive del Guaporè.
    Chissà per quale astrusa riflessione ci ritroviamo a fronteggiare la “saudade”, che non è la nostalgia né la tristezza né la malinconia ma le ricomprende tutte, permeando l’una delle altre fino a quel mix straordinario che Vinicius sublima con accordi magici e parole vellutate.
    In Mauro Rea, e nella sua “Bile nera”, abbiamo sentito il trasporto del segno, posposto il tratto al concetto, anteposto l’idea all’elaborazione. Ne è venuto fuori un ragionamento legato all’età, al vento che tira via la polvere dai ricordi, alla nostalgia che si fa malinconia nel ripensare ad un passato in cui quelle forme erano vive e fiere e altere nella loro strabordante, setata giovinezza: si chiama “saudade” e viene da lontano. Allora ci siamo seduti sulla panchina del parco e abbiamo socchiuso gli occhi nella speranza di una visione. Le silouette ci venivano incontro mentre stavamo cercando inutilmente di trapassarle come fossero aria o solo il bagliore di un sogno. La surrealtà era a portata di mano, mentre affioravano immagini che nulla avevano a che fare con il contesto perché, alla fine, erano solo un pretesto per altre mille immagini, proprio come la nostalgia lo è della malinconia.
    Mauro Rea vola alto convinto che la mano segua i desideri del cuore e della mente e il risultato non possa che essere quello dell’ebbrezza da rarefazione. La “malinconia” di Rea è rarefatta come l’aria ad alta quota, quella che stordisce un po’, provoca disorientamento, spinge alla sosta e inebetisce. Gli stessi effetti che da l’amore quando è vivo ma anche quando finisce, con l’aria che diventa irrespirabile e la tristezza si fa lama pronta a squarciare il cuore. Ma è solo un momento perché vince il concetto. E allora può anche accadere che la malinconia si manifesti attraverso due silouette che prendono forma umana, e che il loro andare si trasformi nei passi indecisi di tutti quelli che barcollano non trovando appigli su cui aggrappare la sottile, irrefrenabile, folle voglia di malinconia.
    Massimo Consorti
    San Benedetto del Tronto 2010

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