sabato 5 giugno 2010

PREMIO STREGA: LA SOCIETÀ DANTE ALIGHIERI CONSEGNA IL VOTO ALL’“AUTORE DELLA DANTE”


Durante una cerimonia in programma martedì 8 giugno alle ore 17 a Roma, in Palazzo Firenze,
l’Ambasciatore Bruno Bottai, Presidente della “Dante”, consegnerà allo scrittore più selezionato dai circoli di lettura dei Comitati, la scheda con il voto della “Dante Alighieri”, Istituzione inserita nella giuria del premio Strega dall’edizione del 2009.


Dopo l’edizione del 2009 - in cui a conti fatti il voto della Società Dante Alighieri risultò decisivo per la vittoria del Premio Strega da parte di Tiziano Scarpa con Stabat mater - la “Dante” è pronta per lo spoglio delle schede inviate dai circoli di lettura dei Comitati coinvolti dalla Sede Centrale nel progetto “La Dante al Premio Strega 2010”. Il voto dei Comitati giunge a conclusione di un ciclo di incontri con alcuni degli autori più interessanti della narrativa italiana contemporanea organizzato dalla Società Dante Alighieri in collaborazione con la Fondazione Bellonci.


La consegna simbolica del voto all’“Autore della Dante” si svolgerà martedì 8 giugno prossimo alle ore 17 a Roma in Palazzo Firenze (Piazza Firenze 27) alla presenza dello scrittore più votato dai circoli di lettura della Società. All’incontro interverranno: Antonio Maccanico, Presidente della Fondazione Bellonci; il giornalista e critico letterario Walter Mauro; Giovanni Di Peio, Vicepresidente Vicario del Comitato di Roma; Stefano Petrocchi, Responsabile Progetti della Fondazione Bellonci. Nel corso della manifestazione, l’Ambasciatore Bruno Bottai consegnerà un riconoscimento all’autore scelto dalla “Dante”.

Per informazioni: Pierpaolo Conti, cell. 3346755306, p.conti@ladante.it.

venerdì 28 maggio 2010

la "Dante" propone tre giorni di eventi culturali aperti a tutti

Roma, 28-30 maggio 2010


In occasione dell'Assemblea dei Soci la "Dante" propone tre giorni di eventi culturali aperti a tutti
Roma ai tempi di Caravaggio musica, letteratura e pittura nel ’600


28 MAGGIO 2010
Sessione pomeridiana
Ore 17.00
La prof.ssa M. Giulia Aurigemma, Ordinario di Storia dell’Arte Moderna, Università di Chieti
presenta il libro di Chiara Barbato “Caravaggio tra cronaca e critica”
Prefazione del Prof. Claudio Strinati, Edizioni Edimond
leggerà alcuni brani Vincenzo Zingaro

Ore 19.30
Concerto-Spettacolo con videoinstallazioni, musiche, frammenti letterari, immagini
“Il suono di Caravaggio”
e dal buio deflagrò la luce...
un progetto a cura di Sabine Frantellizzi



29 MAGGIO 2010
Ore 10.30
Passeggiate caravaggesche: Palazzo Firenze, Chiesa di San Luigi dei Francesi, Chiesa di Sant’Agostino,
Chiesa Santa Maria del Popolo
a cura della storica dell’arte Emanuela Gregori

Ore 11.00
Passeggiate caravaggesche: Palazzo Firenze, Chiesa di San Luigi dei Francesi, Chiesa di Sant’Agostino, Chiesa Santa Maria del Popolo
a cura della storica dell’arte Chiara Barbato

Ore 17.00
Sessione pomeridiana
Presentazione delle incisioni del M° Bruno Caruso

“Caravaggio il delitto e la pena”
a cura di Lucio Villari, Professore di Storia Contemporanea, Università Roma Tre e Alessandro Masi, Segretario Generale della Società Dante Alighieri

Ore 18.00
Proiezione del film: L’ombra del genio Caravaggio, regia di Angelo Longoni



30 MAGGIO 2010
Ore 9.30
Assemblea dei Soci prima convocazione
Ore 10.00
Assemblea dei Soci seconda convocazione
Ore 13.30
Pranzo sociale


Riservato ai soci: possibilità di iscriversi in loco o sul sito http://www.ladante.it/

giovedì 27 maggio 2010

Weekend a Roma: alla scoperta dell'arte greca



Si è aperta "L'età della conquista", una mostra con i capolavori dell'antichità provenienti dai maggiori musei
europei. L'occasione per trascorrere due giorni nella capitale tra cultura e divertimento.

Polibio, storico greco e conoscitore di cose militari, lo aveva ammesso: i romani sono audaci e tatticamente
superiori, molto più agili della falange macedone che al confronto appare rigida e pesante. Nella battaglia di
Cinocefale (197 a.C.) bastò poco più di un manipolo di uomini per sorprenderla alle spalle e consegnare la vittoria su di un piatto d'argento al proconsole Tito Quinzio Flaminino. Flaminino tornò a Roma trionfante, esibendo un bottino di guerra mai visto prima: 43.270 libbre d'argento, 84.000 tetradramme attiche coniate, 3.174 libbre d'oro, 14.514 filippi, 114 corone d'oro, armi di ogni genere, oggetti artistici e statue di una bellezza mai vista.

Le opere d'arte greche esibite nel corso della processione trionfale dai generali Marcello, Flaminino, Emilio Paolo e Pompeo erano di una qualità mai ammirata prima, talvolta persino realizzate in materiali preziosi fino ad allora sconosciuti in città. E furono proprio quei volti scolpiti e quelle statue di marmo pregiato dai corpi meravigliosi e perfetti, a portare a Roma un vento nuovo, un soffio eccitante di raffinatezza e di cultura altrimenti inconcepibile negli austeri ambienti senatoriali e nei discorsi dei padri della Repubblica, conservatori e incorruttibili come Catone.
Questo mutato atteggiamento nei confronti della cultura ellenica consentirà a Pompeo quattro generazioni dopo, nel 74 a.C., di dedicare sul Campidoglio non l'immagine di una divinità, ma una statua di atleta che si deterge con lo strigile (apoxyomenos), già appartenente al tesoro dei sovrani di Bitinia. Più che uno scandalo, fu un fatto di straordinaria importanza e senza precedenti, che apriva la strada a future interpretazioni del ruolo politico e culturale della capitale di quello che sarà l'Impero più vasto e potente del mondo antico e di cui Augusto per primo se ne fece intelligente interprete e protagonista.

Questi sono gli antefatti alla mostra L'età della Conquista. Il fascino dell'arte greca a Roma (a cura di Eugenio
La Rocca e Claudia Parisi Presicce) che inaugurata il 13 marzo in Campidoglio, nelle sale dei Musei Capitolini, per rimanere aperta al pubblico fino al 5 settembre. E' la prima di una serie di cinque grandi mostre tematiche (I giorni di Roma) che dal 2010 fino al 2014 approfondiranno tutte le maggiori tappe della storia romana, dalla conquista della Grecia alla costruzione dell'Impero, da Traiano ad Adriano per giungere fino all'epoca della decadenza di Marco Aurelio e Diocleziano.

I capolavori dell'arte antica esposti per l'occasione provengono dai maggiori musei europei e coprono un arco temporale che va dalla fine del III secolo alla seconda metà del I secolo a.C., uno dei momenti fondamentali per la futura identità culturale e artistica romana, non solo dell'età repubblicana. Attraverso la visione di imponenti statue in marmo, raffinate opere in bronzo e terracotta, interi cicli scultorei, fregi ed elementi di arredo domestico in bronzo e argento, unici e rari da vedere tutti insieme in una volta sola, la mostra narra al visitatore il profondo mutamento di un'epoca, dalle consuetudini di tutti i giorni ai canoni del gusto estetico e della bellezza.

L'esposizione è suddivisa in quattro sezioni: la prima, dal titolo Dei e santuari, presenta fregi e frontoni in
terracotta provenienti da alcuni templi celebri; la seconda, Monumenti onorari, raccoglie abiti militari e armature che danno risalto alla figura del generale vincitore, con statue dai corpi in posa, vigorosi e autorevoli; la terza, Vivere la Grecia, offre ovviamente un approfondimento sull'affermazione del gusto greco in ogni ambiente del vivere, persino nel settore degli arredi domestici come candelieri, tavoli, crateri, vasellame prezioso che ornava le tavole di tutti i giorni; ed infine, la quarta ed ultima sezione, Costumi funerari, mostra forse la parte in cui romani vennero meno influenzati dai greci, il culto dei morti. In questo caso Roma rimase fiera delle delle proprie tradizioni, continuando a mostrarsi ancora orgogliosamente avvinta nelle pieghe delle toghe, simbolo d'appartenenza all'Urbe.

L'età della conquista. Il fascino dell'arte greca a Roma
Musei Capitolini (Palazzo Caffarelli)
Piazza del Campidoglio, 1 - Roma
13 marzo - 5 settembre 2010

Orario: da martedì a domenica dalle 9 alle 20 - lunedì chiuso
Ingresso: intero € 11; ridotto € 9; ridottissimo € 2
http://www.museicapitolini.org/




Sulle orme di Modigliani, tra Gallarate e Parigi



Una mostra rende omaggio al più importante tra i pittori italiani a cavallo tra due secoli. L'occasione per scoprire la provincia lombarda sognando Montparnasse e la Francia di Modì.
E' con un omaggio ad Amedeo Modigliani, il principe di Montparnasse o il più "maledetto" tra toscani, a seconda dei punti vista, che la nuova Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Gallarate, inaugura la sua nuova sede museale.

L'occasione è di quelle ghiotte per approfittare del bel tempo per una breve gita per chi vive a Milano e dintorni per visitare una mostra che si annuncia di gran fascino e una città, Gallarate, la cui storia affonda in origini galliche per trasformarsi nei secoli addirittura in capoluogo delle province della Lombardia austriaca e in seguito patria del romanticismo risorgimentale, almeno così come la ricorda quel dimenticato romanzo ottocentesco di Gerolamo Rovetta ispirato ai fratelli Giuseppe e Pompeo Castelli titolari della celebre "farmacia del rinascimento".

Dunque, si tratta di 50 splendidi disegni provenienti dai più grandi musei e dalle più grandi collezioni italiane e
internazionali, e oltre 250 documenti originali che ripercorrono la vita del grande artista di cui quest'anno
ricorrono i 90 anni dalla morte. E' il 12 di luglio del 1884, quando a Livorno, in via Roma al civico 38, nasce da Eugenia Garsin e Flaminio Modigliani, Amedeo, il futuro Modì, il più importante tra i pittori italiani a cavallo tra i due secoli. Il padre Flaminio, è un commerciante romano di origini romagnole, mentre la madre Eugenia vanta natali francesi e tunisini, nonché una discendenza dal filosofo Spinoza.

Entrambi i genitori sono ebrei e portano nel sangue il seme della più antica tradizione israelita mediterranea.
Amedeo è l'ultimo dei quattro fratelli: Emanuele, il primogenito, avvocato, diventerà deputato socialista;
Margherita, la seconda, che rimarrà in famiglia, diventerà la madre adottiva di Jeanne, la figlia di Amedeo ed
infine, il terzogenito Umberto, ingegnere minerario. Dei primissimi anni di vita del piccolo Amedeo si hanno solo ricordi sparsi ripresi soprattutto dal diario di sua madre e dalla ricostruzione dell'ambiente famigliare dei
Modigliani, giunti nella città franca verso la metà dell'800, all'indomani della proclamazione della repubblica
romana avvenuta il 9 febbraio 1849 e dei Garsin, trasferitisi dalla Tunisia a Livorno già dalla fine del XVIII
secolo.

Amedeo, il piccolo Dedo, pur tra difficoltà di ordine economico, vive la sua infanzia serenamente accudito dalla madre Eugenia e dal nonno materno Isacco, che viene ricordato dalla nipote Giovanna Modigliani, come un uomo bello, elegante, colto e "divoratore di libri". Nonno Isacco conosce di diverse lingue straniere, tra cui un po' di arabo e inglese, e ama fare lunghe passeggiate lungo i fossi fino al porto, parlando della propria esperienza e impartendo lezioni di vita al piccolo, il quale ascolta e stabilisce con il vecchio un forte legame. Per questa attitudine alla riflessione, Dedo viene soprannominato "il filosofo", tanto è assorto nell'ascoltare e partecipare alle lunghe discussioni con il nonno che via via prende il posto di un padre sempre più assente. Quando nel 1894 Isacco muore, Amedeo sprofonda in uno stato di profonda tristezza, forse il primo taglio, segno di un prematuro dolore che la vita gli terrà sempre in serbo a partire dalla prima malattia.

Nell'estate del 1895, la madre scrive sul suo diario: "Dedo ebbe una grave pleurite, e non mi sono ancora rimessa dalla paura tremenda che mi ha fatto. Il carattere di questo bambino non è ancora abbastanza formato perché io possa dire qui la mia opinione. Le sue maniere sono quelle di un bambino viziato che non manca di intelligenza. Vedremo più tardi cosa c'è in questa crisalide. Forse un artista?"

Quello che Dedo fece da quell'estate del ‘95 in poi è tutto scritto nel percorso di questa mostra che si annuncia tra le più interessanti della primavera che si è appena dischiusa e che sembra promettere bene. Tra febbre tifoide e altre malattie Modigliani si rimette dopo un viaggio in Italia in luoghi più sani e stimolanti della sua Livorno, fino a fermarsi a Venezia nel 1903 come studente dell'Accademia di Belle Arti. Ma il suo destino non è nel nostro Paese, ci vuole ben altro per appagare l'ansia di novità che corrode dentro il giovane pittore. La Francia, o meglio, Parigi è la meta ideale ed è lì che nell'inverno del 1906 che arriva affittando uno studio in rue Cauliancourt, a Monmartre, vicino al Bateau Lavoir, ormai zona di incontro di Picasso, Salmon, Max Jacob e altre imminenti rivelazioni.

Les Italien è un bellissimo uomo, affascina la sua eleganza, i suoi modi di fare. E' corteggiato da schiere di
donne e recita Dante a memoria. Il dottor Paul Alexandre, diviene il suo maggior collezionista ed estimatore,
facendolo esporre per la prima volta nel 1907 al Salon des Indipendants. Da quel momento in poi le porte della capitale francese sembrano spalancarsi all'artista: diventa amico del grande scultore romeno Costantin Brancusi e si ripete nell'anno successivo al Salon con un dipinto bellissimo, "L'ebrea" e poi senza sosta ancora nel 1910 con tre altri capolavori, "Il suonatore di violoncello", "Il mendicante di Livorno" e "La mendicante".

Nel 1912 è al prestigioso Salon d'Automne per la prima volta con otto sculture. La materia gli piace, si confà al suo carattere che inizia a mostrarsi sempre più agguerrito e in gara con la vita. Alcol, droghe e l'ansia di
diventare celebre non si addicono alla sua salute che resta pur sempre cagionevole. Ed è per questo che nel 1913 progetta un soggiorno estivo nella sua Livorno con l'idea di dedicarsi unicamente alla scultura. Iniziano così gli anni più difficili e fascinosi della sua esistenza.
Con lo scoppio della Grande guerra nel 1914 perde il suo protettore Paul Alexandre e conosce la poetessa inglese Beatrice Hastings con la quale vivrà tempestosamente due anni. Inizia finalmente a vendere i primi quadri grazie alla conoscenza del mercante Paul Guillaume. Nel 1917 diventa amico fraterno del poeta polacco Léopold Zboroswki, esce con Soutine e fa grandi bevute insieme a Utrillo. Sono gli anni in cui inizia a dipingere nudi, donne bellissime dalle forme sinuose, dai colli allungati, dai visi morbidi e dolci come quello di Jéanne Hebuterne, diciannovenne allieva dell'Académie Colarossi, della quale si innamora perdutamente tanto da decidersi per la convivenza.

E' il 1918 e la guerra è alle porte di Parigi, la salute di Modì è sempre più cagionevole e Jeanne è rimasta
incinta: non c'è tempo da perdere, occorre fare in fretta, e così l'amico Zboroswky spedisce i due innamorati al riparo dai bombardamenti in Costa Azzurra, tra Cagnes e Nizza dove nascerà la piccola Jeanne. Finalmente si torna a Parigi, Jeanne è nuovamente incinta, la luce del sud ha rischiarato la sua tavolozza, ma non la sua mente che è sempre più prigioniera dell'alcol e della malattia. Muore il 24 gennaio del 1920 all'Ospedale della Carità mormorando, si dice, "Cara, cara Italia". Lo seguirà la sua compagna nella notte tra domenica e lunedì, gettandosi da una finestra della casa dei genitori.

GALLERY

Da Jacopo della Quercia a Donatello, due giorni per conoscere la Siena rinascimentale



Più di trecento opere in mostra con tutti i più grandi artisti del primo Rinascimento. Una mostra ospitata dal Complesso di Santa Maria della Scala è l'occasione per scoprire la città toscana.

Per una Pasqua d'arte e cultura c'è un'occasione ghiotta per i palati più raffinati da non lasciarsi sfuggire: dal 26 marzo ha preso il via a Siena una grande mostra dal titolo suggestivo: Da Jacopo della Quercia a Donatello. Le arti a Siena nel primo Rinascimento, che avrà come sede principale il Complesso di Santa Maria della Scala, l'ospedale che sulla Via Francigena ospitava i pellegrini malati.
Anche se di tempo ce n'è, dal momento che chiuderà i battenti solo l'11 luglio prossimo, vale lo stesso la pena di visitarla in questa stagione di inizio primavera, quando Siena e le sue colline danno un'immagine spettacolare di un paesaggio unico al mondo.
Dunque, si tratta di ben 306 opere in mostra, una ventina di polittici ricostruiti per l'occasione, 25 restauri effettuati, prestiti dalle più prestigiose istituzioni museali del mondo e da collezionisti privati, nuovi spazi che aprono al pubblico per la prima volta, 10 saggi scritti dai massimi studiosi internazionali della materia, uno straordinario percorso espositivo che condurrà il visitatore in 3 diversi ambienti tra i più suggestivi e inediti della città: Siena prepara così la più imponente mostra finora dedicata alle arti del primo rinascimento.

La mostra curata da Max Seidel, porterà il pubblico a godere di itinerari particolari alla scoperta di una Siena che nei primi decenni del Quattrocento visse, parallelamente a Firenze, una straordinaria stagione artistica, che vide il trascorrere dal Gotico al Rinascimento. La mostra si apre con una sezione monografica dedicata a Jacopo della Quercia (Siena, 1371 ca. – 1438), il grande scultore che seppe essere il più rilevante artista della città nel primo Quattrocento e esponente di spicco del Gotico "internazionale" europeo.

La carriera di Jacopo è ripercorsa fin dagli inizi, con la monumentale Madonna della melagrana destinata alla Cattedrale di Ferrara (1403-1408), per passare ad alcuni dei marmi scolpiti per la Fonte Gaia a Siena (1414-1419), fino alle sculture in legno policromo, come l'Annunciazione della Collegiata di San Gimignano (1421-1426) e la Madonna col Bambino del Louvre. Accanto a Jacopo si fanno apprezzare anche gli altri primi attori della scultura senese di quel tempo: dal leggiadro Francesco di Valdambrino al severo Domenico di Niccolò "dei cori".
Il percorso prosegue quindi con due sezioni tematiche, che introducono il visitatore alla pittura. L'una è dedicata alla fortuna della quale continuarono a godere presso i pittori senesi del Quattrocento certi prototipi messi a punto nel secolo precedente dai fratelli Lorenzetti e da Simone Martini: un fenomeno che ha il suo manifesto nella pala di San Pietro a Ovile in cui Matteo di Giovanni, ormai nel terzo quarto del secolo, ricopia fedelmente la celeberrima Annunciazione di Simone del 1333.

L'altra sezione presenta i maestri forestieri che, lavorando in città nel corso degli anni venti, giocarono un ruolo fondamentale nell'evoluzione dell'arte senese verso il Rinascimento. Tra questi Lorenzo Ghiberti e Donatello, coinvolti insieme con Jacopo e altri, nel cantiere del nuovo Fonte battesimale, al quale apparteneva il bellissimo Spiritello tamburino del Bode Museum di Berlino del 1429 e che torna per la prima volta a Siena dopo qualche secolo.

La Madonna dell'umiltà (Pisa, Museo Nazionale di San Matteo) racconta del passaggio senese di Gentile da Fabriano, autore nel 1425 di una perduta immaginemariana in Piazza del Campo, che fu determinante per la nuova generazione che si stava imponendo sulla ribalta pittorica cittadina.

Era la generazione del "Rinascimento umbratile", che ha i suoi campioni in Giovanni di Paolo (del quale si è ricostruito, per quanto possibile, il giovanile polittico destinato nel 1426 all'altareMalavolti della chiesa di San Domenico), in Stefano di Giovanni detto il Sassetta (di cui si sono raccolti per la prima volta tutti i frammenti della pala dipinta nel 1423-1424 per l'Arte della Lana, insieme con altri capolavori) e nei suoi stretti seguaci: da Pietro di Giovanni d'Ambrogio, al Maestro dell'Osservanza (ben rappresentato dalla pala eponima e quasi dall'intera serie delle famose Storie di Sant'Antonio Abate) e Sano di Pietro (del quale si mostra il restaurato polittico dei Gesuati del 1444).

Chiude il gruppo Domenico di Bartolo: un senese atipico che, come dimostra la Madonna dell'umiltà firmata e datata 1433, seppe essere più fiorentino degli stessi fiorentini, tanto da poter confrontare le sue opere con quelle di Filippo Lippi e Luca della Robbia.

martedì 20 aprile 2010

Premio letterario “Città di Castello” IV Edizione


Un concorso letterario, quello intitolato a “Città di Castello”, nato da una intuizione della casa editrice Edimond e accolto con grande entusiasmo dalla amministrazione comunale, che alla prima edizione ha fatto registrare una notevole attenzione nel panorama letterario nazionale. L’obiettivo primario è quello di promuovere la ricerca di nuovi talenti letterari che spesso rimangono sconosciuti o soffocati dalle grandi strutture editoriali: il premio per le prime tre opere classificate di ogni sezione, consiste infatti nella pubblicazione dell’opera e quindi nell’opportunità di proporsi nel panorama letterario nazionale. Di non secondaria importanza è poter realizzare un’azione di grande respiro finalizzata alla promozione e allo sviluppo culturale di Città di Castello. La grande partecipazione in termini di opere iscritte che si è registrata in occasione della prima edizione sono l’attestato dell’apprezzamento che in tutto il territorio italiano si è manifestato nei confronti dell’iniziativa, anche grazie al prestigio e al rigore scientifico della giuria presieduta dal Presidente Alessandro Quasimodo. La giuria è completata dalla presenza di Aldo Forbice, scrittore e giornalista di Radio Rai e conduttore del programma Zapping, Alessandro Masi, Segretario generale della Società Dante Alighieri, Alberto Stramaccioni docente di Storia contemporanea all’Università per Stranieri di Perugia, e Giovanni Bogani scrittore e critico. Il successo della prima edizione non può che rappresentare uno stimolo a migliorare il progetto e renderlo sempre più punto di riferimento per giovani e nuovi scrittori, per quell’universo di grandi potenzialità letterarie che chiedono spazio e visibilità.

Scadenza iscrizione: 30 Aprile 2010

Giuria:
Presidente: Alessandro Quasimodo
(Regista teatrale e collaboratore Rai)
Giurati:
Giovanni Bogani
(Scrittore e critico)
Aldo Forbice
(Scrittore e giornalista Radio-Rai)
Alessandro Masi
(Segretario Generale della Società Dante Alighieri)
Alberto Stramaccioni 
(Docente di Storia Contemporanea all’Università per Stranieri di Perugia)

Con il patrocinio di:
Regione Umbria
Provincia di Perugia
Comune di Città di Castello
Università per Stranieri di Perugia
Società Dante Alighieri
Sponsorizzato da:
Edimond

Sezione A Narrativa, Tema:libero, Copie:3, Lunghezza:60-160 cartelle
Sezione B Poesia,Tema:libero, Copie-3, Lunghezza: minimo 40 – massimo 80 liriche
Sezione C Saggistica, Tema:libero, Copie:3, Lunghezza:80-250 cartelle.
Quote di partecipazione: euro 40,00

Premi:I Premi saranno così distribuiti:
Sezione di Narrativa (Romanzi o Racconti):
1° Classificato Premio: € 1.000,00 + Pubblicazione dell’Opera
2° Classificato Premio: € 500,00 + Pubblicazione dell’Opera
3° Classificato Premio: Pubblicazione dell’Opera
4° Classificato Premio: € 500,00
Sezione di Poesia:
1° Classificato Premio: € 1.000,00 + Pubblicazione dell’Opera
2° Classificato Premio: € 500,00 + Pubblicazione dell’Opera
3° Classificato Premio: Pubblicazione dell’Opera
4° Classificato Premio: € 500,00
Sezione di Saggistica:
1° Classificato Premio: € 1.000,00 + Pubblicazione dell’Opera
2° Classificato Premio: € 500,00 + Pubblicazione dell’Opera
3° Classificato Premio: Pubblicazione dell’Opera
4° Classificato Premio: € 500,00

La Giuria si riserva l’assegnazione di altri premi dal 5° al 10° classificato per ognuna delle tre sezioni.

Organizzato da: Edimond
Indirizzo:via Morandi 25-06012 Città di Castello (PG)
E-mail:edimond@edimond.com
Telefono:075 8521451
Cellulare:335 6068277
http://www.premioletterariocdc.it
Indirizzo spedizione degli elaborati:Edimond srl-via Morandi, 25 – Zona Ind. Nord-06012 Città di Castello (PG)

domenica 28 marzo 2010

«OGGI L’INNOVAZIONE LINGUISTICA AVVIENE ATTRAVERSO LA COMUNICAZIONE»

Mario Morcellini ha aperto il 22 marzo in Palazzo Firenze a Roma il XXI corso di aggiornamento PLIDA per docenti di italiano per stranieri, in programma fino al 26 marzo 2010

Alessandro Masi, Segretario Generale della Società Dante Alighieri, inaugura il XXI corso PLIDA




 «Oggi l’innovazione linguistica avviene attraverso la comunicazione: chi parla la comunicazione assume una grande responsabilità, diventando artefice e simbolo della lingua italiana che cambia». Con queste parole Mario Morcellini, Preside della Facoltà di Scienze della Comunicazione presso l’Università “La Sapienza” di Roma, ha aperto il 22 marzo in Palazzo Firenze il XXI corso di aggiornamento PLIDA per docenti di italiano per stranieri promosso dalla Società Dante Alighieri, in programma fino al 26 marzo prossimo sul tema “Italiano, media e nuovi media.

 L'intervento di Mario Morcellini

 «Il cambiamento della comunicazione è molto veloce ed è impensabile poterlo fermare con le parole - ha spiegato Morcellini ai docenti della “Dante”, sottolineando la necessità di considerare i media come mezzo di formazione a livello scolastico -. L’influenza del passato sulla lingua italiana è avvenuta attraverso gli intellettuali, le accademie e la cosiddetta “cultura organizzata”, oggi piuttosto in declino». «La forza delle parole è straordinaria - ha concluso -: le parole sono fondamentali nelle nostre relazioni. Se si vuole comprendere a fondo il cambiamento della comunicazione è necessario prima comprendere il cambiamento delle forme espressive e linguistiche».


   
 L'intervento di Elena Pistolesi

 La mattinata, inaugurata dall’intervento del Segretario Generale della Società Dante Alighieri, Alessandro Masi, è proseguita con la relazione di Elena Pistolesi, docente dell’Università di Modena e Reggio Emilia, che ha approfondito i vari tipi di scrittura utilizzati in chat, sms ed email, «che si avvicinano molto al parlato contemporaneo, rappresentando modalità molto importanti di trasmissione del pensiero».

martedì 16 marzo 2010

L’ITALIANO A SCUOLA: INSEGNARE, CORREGGERE, VALUTARE

(PROPOSTE DI ORIENTAMENTO PER GLI INSEGNANTI
NELLE DIFFICOLTÀ DELLA LINGUA CONTEMPORANEA)

Martedì 2 marzo, ore 10 - Roma, Palazzo Firenze, Piazza Firenze 27

Un Convegno per fare il punto della situazione sull’insegnamento della lingua italiana nella scuola contemporanea: quale italiano si insegna oggi? Quali sono gli strumenti e le risorse di cui dispongono gli insegnanti per offrire un’educazione linguistica adeguata? Ne parleranno linguisti, insegnanti ed esponenti delle Istituzioni. Durante il Convegno sarà presentato il libro di Luca Serianni e Giuseppe Benedetti: Scritti sui banchi. L’italiano a scuola tra alunni e insegnanti (Carocci, 2009).
Non è certo un mistero che nel 1861, al momento della fondazione dello Stato unitario, ben pochi cittadini potevano dire di conoscere la lingua italiana. Nei quasi 150 anni che ci separano da quella data, molti fattori hanno contribuito all’unificazione linguistica: l’urbanizzazione, le emigrazioni interne ed esterne, la leva obbligatoria, la diffusione sempre più capillare dei mezzi di comunicazione di massa. Non c’è dubbio però che la principale fonte di norma in fatto di lingua sia stata rappresentata dalla scuola. A questa si indirizzarono i primi ministri dell’Istruzione, e gli autorevoli esperti da questi ultimi chiamati a collaborare, a partire da Alessandro Manzoni. E la scuola ha ancora oggi un ruolo centrale per l’insegnamento della lingua: per molti cittadini gli anni della scuola rappresentano l’unica occasione per venire in contatto con una fonte di norma linguistica. Tuttavia, oggi sono molte le voci che si levano per denunciare la scarsa confidenza degli studenti con la propria lingua madre: senza arrivare a parlare di analfabetismo, non si possono trascurare i dati sulla
competenza nelle abilità linguistiche primarie; dati che hanno obbligato molte facoltà universitarie (non solo umanistiche) a istituire corsi di lingua italiana con la finalità di compensare - forse un po’ in ritardo - lacune accumulate durante il percorso scolastico.
Risulta allora quanto mai urgente rispondere alle domande che si pongono non solo gli insegnanti, ma anche i comuni cittadini, i genitori, i datori di lavoro delle future generazioni: quale italiano si insegna oggi nella scuola? Si può parlare di un italiano normativo condiviso? Quali sono gli strumenti e le risorse di cui dispongono gli insegnanti per offrire un’educazione linguistica adeguata alle esigenze della realtà contemporanea?

Il Convegno in programma presso la Sede della Società Dante Alighieri 

Il Convegno “L’italiano a scuola: insegnare, correggere, valutare. Proposte di orientamento per gli insegnanti nelle difficoltà della lingua contemporanea” - in programma martedì 2 marzo a Roma presso la Sede Centrale della Società Dante Alighieri (Piazza Firenze 27) - si aprirà alle ore 10 con il saluto dell’Ambasciatore Bruno Bottai, Presidente della “Dante”. Seguiranno, con il coordinamento del Segretario Generale Alessandro Masi, gli interventi di Anna Piperno (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) su “Italiano, disciplina di frontiera”, di Elena Ugolini (Consiglio di indirizzo dell’INVALSI) su “Le rilevazioni esterne degli apprendimenti realizzate dall’INVALSI e la ricorrezione delle prove di italiano nell’esame di Stato”, di Nicola De Blasi (Università degli Studi di Napoli “Federico II”) su “L’italiano a scuola dall’Unità a oggi”, di Luca Serianni (Università degli Studi “La Sapienza”, Roma) su “Qualche riflessione sul testo di grammatica per le scuole”, di Ugo Cardinale (Preside del Liceo classico “Carlo Botta”, Ivrea) su “Il ruolo di indirizzo del dirigente scolastico nella valutazione: l’esperienza del ‘Carlo Botta’”, e di Giuseppe Benedetti (Vicepreside del Liceo classico “Torquato Tasso”, Roma) su “Alunni e professor, matite e penne: elaborati e correzioni d’esame a distanza di dieci anni”. Nel pomeriggio, dopo il laboratorio di valutazione della prova di italiano, con la supervisione di Luca Serianni, e l’illustrazione di uno spazio per gli insegnanti sul sito Internet della Società Dante Alighieri (www.ladante.it), sarà presentato - alle ore 17 - il volume di Luca Serianni e Giuseppe Benedetti, Scritti sui banchi. L’italiano a scuola tra alunni e insegnanti (Carocci, 2009).

lunedì 15 marzo 2010

Libro Bianco sul Trattamento Automatico della Lingua

Forum TAL









Nuova
edizione
2009
Pubblicazione della Fondazione Ugo Bordoni
Coordinatori del volume: Andrea Di Carlo, Andrea Paoloni
Progetto grafico e impaginazione: Stefania Vinci

Il Libro Bianco è pubblicato dalla Fondazione Ugo Bordoni, perconto del Forum TAL, con l’intento di fornire un utile strumento di con-sultazione per coloro che vogliano utilizzare le tecnologie del Trattamento
Automatico del Linguaggio o vogliano promuovere progetti nel campo. Questa pubblicazione è stata realizzata con il contributo di tutti i com-ponenti del Forum, in particolare: il primo capitolo “Il Trattamento Automatico della Lingua: definizione e aree tecnologiche” è stato redatto da Nicoletta Calzolari e Andrea Paoloni;
il secondo capitolo “Il Mercato del TAL” è stato redatto da Paolo Coppo e Andrea Melegari; il terzo “Il TAL in Italia” da Andrea Di Carlo sulla base dei questionari raccolti dall’Università della Tuscia e dal Con-
sorzio Pisa Ricerche; il capitolo successivo “Interviste” riporta le intervi-ste di alcuni esperti indicati dai componenti del Forum e raccolte da Andrea Di Carlo e Andrea Paoloni; infine i successivi due capitoli, sono
stati anch’essi redatti da Andrea Di Carlo sulla base dei dati resi disponi-bili dai questionari; la collezione del materiale e l’organizzazione dello stesso è stata curata da Sara Saverione.
I coordinatori ringraziano Marco Morosini per la revisione del volume.

Componenti del Forum TAL

Fanno attualmente parte del Forum TAL in rappresentanza di diversi domini culturali e produttivi:
Marco Mancini, Conferenza dei Rettori delle Università Italiane
Andrea Melegari, Expert System
Andrea Di Carlo, Andrea Paoloni, Guido Salerno, Fondazione Ugo Bordoni
Nicoletta Calzolari, Istituto di Linguistica Computazionale, CNR, Pisa
Piero Cosi, Emanuela Magno, ISTC, CNR, Padova
Paolo Coppo, Loquendo
Giovanni Scanagatta, Ministero delle Attività Produttive
Giordano Bruno Guerri, Ministero delle Comunicazioni
Carmelo Basso, Giuseppe Rinaldo, Ministero delle Comunicazioni -ISCTI
Pierluigi Ridolfi, CNIPA
Alessandro Musumeci, Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Stefano Aprile, Ileana Fedele, Ministero della Giustizia
Alessandro Masi, Società Dante Alighieri

domenica 14 marzo 2010

La Dante, patrimonio nazionale

Il ministro Frattini ha ribadito il fondamentale ruolo
svolto dalla Società Dante Alighieri all'estero


12 marzo 2010. - «La Società Dante Alighieri è un patrimonio nazionale che la rete diplomatica potenzierà e sosterrà sempre, e di cui ovviamente non possiamo fare a meno».
Al termine della presentazione del libro postumo del padre Alberto, Foresta di giorni, tenutasi il 10 marzo scorso in Palazzo Firenze a Roma, il Ministro degli Affari Esteri, Franco Frattini, ha fatto il punto sulla politica linguistica della Farnesina, sottolineando il ruolo fondamentale svolto dalla "Dante" in stretta collaborazione con le rappresentanze diplomatiche. «Con la riforma del Ministero degli Esteri - ha affermato Frattini - si dovrà investire di più nell'insegnamento della lingua e costituire una cabina di regia avvalendoci degli Istituti Italiani di Cultura e naturalmente anche della Società Dante Alighieri». «Noi abbiamo una straordinaria capacità di promuovere la nostra storia dell'arte - ha concluso il Capo della Farnesina facendo riferimento
alle eccellenze italiane più rappresentative all'estero- e di realizzare interventi formidabili di restauro in Paesi che hanno anch'essi un patrimonio da custodire, ma che non sono in grado di farlo da soli: parlo della Cina, dell'Iraq, del Medio Oriente, dell'Africa. Abbiamo svolto delle attività di restauro, un settore in cui nessuno mette in dubbio il ruolo di leader assoluto che l'Italia ha da sempre nel mondo».

lunedì 8 marzo 2010

Le nuove borse di studio per gli italiani all'estero

Italia chiama Italia
L'Italia come non l'avete mai vista

Sportello Italia
Le nuove borse di studio per gli italiani all'estero promosse dalla Società Dante Alighieri sono al centro della puntata di mercoledì 13 maggio. Illustra l’iniziativa Alessandro Masi, il Segretario Generale della Dante Alighieri.
Guarda il servizio

giovedì 25 febbraio 2010

Cultura: studenti della scuola dell'obbligo scarsi' in italiano (2)

(Adnkronos) - Il convegno si aprira' alle 10 con il saluto dell'Ambasciatore Bruno Bottai, Presidente della ''Dante''. Seguiranno, con il coordinamento del Segretario Generale Alessandro Masi, tra gli altri, gli interventi di Anna Piperno (Ministero dell'Istruzione, dell'Universita' e della Ricerca) su 'Italiano, disciplina di frontiera', di Elena Ugolini (Consiglio di indirizzo dell'Invalsi) su 'Le rilevazioni esterne degli apprendimenti realizzate dall'Invalsi'e la ricorrezione delle prove di italiano nell'esame di Stato', di Nicola De Blasi (Universita' degli Studi di Napoli ''Federico II'') su 'L'italiano a scuola dall'Unita' a oggi', di Luca Serianni (Universita' degli Studi ''La Sapienza'', Roma) su 'Qualche riflessione sul testo di grammatica per le scuole'.
Nel pomeriggio, dopo il laboratorio di valutazione della prova di italiano, con la supervisione di Luca Serianni, e l'illustrazione di uno spazio per gli insegnanti sul sito Internet della Societa' Dante Alighieri (www.ladante.it), sara' presentato - alle ore 17 - il volume di Luca Serianni e Giuseppe Benedetti, Scritti sui banchi. L'italiano a scuola tra alunni e insegnanti (Carocci, 2009).

lunedì 22 febbraio 2010

MISTICANZE. PAROLE DEL GUSTO, LINGUAGGI DEL CIBO

Sarà presentato mercoledì 24 febbraio prossimo alle ore 17.30 a Roma,
presso la sede della Società Dante Alighieri (piazza Firenze 27), il libro di Gian Luigi Beccaria, Misticanze. Parole del gusto, linguaggi del cibo (Garzanti).
Interverranno Tullio De Mauro, Enzo Golino e Luca Serianni

Sarà presentato mercoledì 24 febbraio prossimo alle ore 17.30 a Roma, presso la sede della Società Dante Alighieri (Palazzo Firenze, piazza Firenze 27), il libro di Gian Luigi Beccaria, Misticanze. Parole del gusto, linguaggi del cibo (Garzanti). All’incontro, coordinato da Enzo Golino, interverranno Tullio De Mauro e Luca Serianni. La cucina ha scatenato da sempre invenzioni e fantasie, sorpresa e spettacolo. Il cibo è nomenclatura, varianti, ricchezze verbali. Contrassegna identità culturali, religiose, di classe, è prescrizione, divieto, comportamento. Intorno a questi temi Gian Luigi Beccaria, infaticabile esploratore della lingua e della letteratura (da Cervantes a Gadda, da Folengo a Joyce, da Belli a Calvino), mette in tavola gran messe di parole del cibo e intorno al cibo, attraverso un viaggio compiuto tra la selva dei nomi regionali e le mille varianti dialettali, tra i nomi del pane, le denominazioni locali dei dolci e i cibi di strada, tra i nomi dei frutti, delle carni, e i nomi di vini e vitigni, rari, recuperati, scomparsi… Il tutto ricomposto in saporite e imprevedibili Misticanze, in pagine di festa, di colori, profumi, sapori, piaceri.

Gian Luigi Beccaria, storico della lingua e critico letterario, è autore di numerosi saggi, tra i quali, pubblicati da Garzanti, si ricordano Italiano. Antico e nuovo (1988), Le forme della lontananza (1989), Sicuterat. Il latino di chi non lo sa (1999), Tre più due uguale a zero. La riforma dell’Università da Berlinguer alla Moratti (2004) e Per difesa e per amore. La lingua italiana oggi (2006).

ROMA: SESTO APPUNTAMENTO CON I GIOVEDÌ DELL’ARTE IN PALAZZO FIRENZE. INCONTRO SU ROBERTO LONGHI E GABRIELE D’ANNUNZIO

Giovedì 25 febbraio alle ore 17.30 presso la Sede Centrale della Società Dante Alighieri,
in Palazzo Firenze (Piazza Firenze 27, Roma), si svolgerà il sestto incontro del ciclo di conferenze dedicato agli storici dell’arte italiani: Silvia Benassi parlerà sul tema “Roberto Longhi. L’occhio del conoscitore”.
Seguirà l’intervento di Annamaria Andreoli su D’Annunzio e la critica figurativa.

Sesto appuntamento con i “Giovedì dell’Arte” di Palazzo Firenze: giovedì 25 febbraio prossimo alle ore 17.30 a Roma, presso la Sede Centrale della Società Dante Alighieri (piazza Firenze 27), per il ciclo “L’occhio del critico. Storia e storie dell’arte”, si parlerà di Roberto Longhi. Interverranno Silvia Benassai (Università di Firenze - Fondazione Longhi) sul tema “Roberto Longhi. L’occhio del conoscitore”, e Annamaria Andreoli (Università della Basilicata) su “D’Annunzio e la critica figurativa”.

Silvia Benassai, allieva di Mina Gregori, si è laureata presso l’Università degli Studi di Firenze con una tesi sul pittore seicentesco toscano Felice Ficherelli. Ha proseguito i suoi studi sul Seicento fiorentino discutendo una tesi di dottorato su Onorio Marinari. Ha pubblicato saggi e articoli su riviste specializzate, tra cui Paragone e gli Annali del Dipartimento di Storia delle Arti e dello Spettacolo dell’Università di Firenze. Affianca l’attività presso la Fondazione di Studi di Storia dell’Arte di Firenze, dove si occupa dell’archivio fotografico, alla ricerca e all’attività didattica: ha tenuto per un biennio il corso di Storia dell’arte barocca presso la Scuola di
Specializzazione in Storia dell’arte dell’Università di Firenze e attualmente, nello stesso ateneo, è titolare del corso di Storia dell’arte presso il corso di laurea in Tecnologia e Restauro dei Beni Culturali della Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali.

Annamaria Andreoli insegna Letteratura italiana moderna nell’Università della Basilicata. Si è a lungo occupata di d’Annunzio, curandone l’edizione di Tutte le opere nella collana “I Meridiani” di Mondadori. Sempre con Mondadori ha pubblicato nel 2000 Il vivere inimitabile, una biografia dello scrittore più volte ristampata. Dal 1997 al 2008 ha diretto “Il Vittoriale degli Italiani”, la casa-museo di d’Annunzio.
Collabora con il Ministero per i Beni Culturali presso il quale è stata distaccata dal 1993 al 1997 con l’incarico di censire le superstiti biblioteche di numerosi scrittori, ambito nel quale ha promosso e curato una serie di mostre (Pascoli, Pirandello, Verga, Ungaretti, Manzoni, Svevo, Bassani, Brancati, Longanesi, Carducci). Attualmente è membro della Consulta per le Edizioni e i Comitati nazionali. Collabora con il Corriere della Sera e con il domenicale del Sole 24 ore. È grande Ufficiale al Merito della Repubblica.

martedì 16 febbraio 2010

ROMA: QUINTO APPUNTAMENTO CON I GIOVEDÌ DELL’ARTE IN PALAZZO FIRENZE. INCONTRO SU CESARE BRANDI

Giovedì 18 febbraio alle ore 17.30 presso la Sede Centrale della Società Dante Alighieri,in Palazzo Firenze (Piazza Firenze 27, Roma),si svolgerà il quinto incontro del ciclo di conferenze dedicato agli storici dell’arte italiani: Massimo Carboni e Chiara Barbato parleranno di Cesare Brandi.
Per l’occasione saranno presentate alcune lettere che G.C. Argan inviò a Brandi negli anni ’30 e ’40

Quinto appuntamento con i “Giovedì dell’Arte” di Palazzo Firenze: giovedì 18 febbraio prossimo alle ore 17.30 a Roma, presso la Sede Centrale della Società Dante Alighieri (piazza Firenze 27), per il ciclo “L’occhio del critico. Storia e storie dell’arte”, si parlerà di Cesare Brandi. Interverranno Massimo Carboni (Università di Viterbo - Accademia di Firenze) sul tema “Cesare Brandi intellettuale europeo”, e Chiara Barbato (Storico dell’arte) su “Brandi e il restauro”. Per l’occasione saranno presentate alcune lettere che Giulio Carlo Argan inviò negli anni Trenta a Cesare Brandi, vive testimonianze del rapporto di amicizia e stima che legò i due grandi storici dell’arte.


Massimo Carboni insegna Estetica all’Università della Tuscia e all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Ha collaborato come co-curatore e come autore di saggi in catalogo alle edizioni del 1993 e del 1997 della Biennale di Venezia. Ha pubblicato L’Impossibile critico. Paradosso della critica d’arte (Roma, 1985); Cesare Brandi. Teoria e esperienza dell’arte (Roma, 1992; 2004); Il Sublime è Ora. Saggio sulle estetiche contemporanee (Roma, 1993; 2003); Non vedi niente lì? Sentieri tra arti e filosofie del presente (Roma, 1999; 2005); L’ornamentale. Tra arte e decorazione (Milano, 2000); L’occhio e la pagina. Tra immagine e parola (Milano, 2002); La mosca di Dreyer. L’opera della contingenza nelle arti (Milano, 2007); Di più di tutto. Figure dell’eccesso (Roma, 2009). Ha curato la seconda edizione di Cesare Brandi, Teoria generale della critica (Roma, 1998).

Chiara Barbato si è laureata presso la I Cattedra di Storia dell’Arte Moderna dell’Università “La Sapienza” di Roma. Dal 2001 collabora con la Società Dante Alighieri. Ha scritto diversi saggi e curato mostre sulla cultura figurativa e sull’architettura italiana del Novecento. Ha collaborato con quotidiani e riviste specialistiche. È operatrice di restauro dei beni architettonici e al tema del restauro ha dedicato progetti didattici e conferenze.

lunedì 15 febbraio 2010

Un saggio rivela i segreti dei «dodici saggi» della critica d'arte italiana di Redazione


In libreria edito da Vallecchi il raffinato volume «L'occhio del critico». Obiettivo ambizioso: ricostruire la vita dei più grandi storici dell'arte degli ultimi due secoli e mettere a nudo il loro metodo di indagine a servizio dell'arte. Ricostruire la vita dei più grandi storici dell'arte dell'Ottocento e del Novecento. Ripercorrere le fasi salienti dei loro studi e dei loro scritti. Mettere a nudo il loro metodo di indagine a servizio dell'arte. Questi gli obiettivi del volume L'occhio del critico. Storia dell'arte in Italia tra Otto e Novecento, (252 pagine, 28 euro) curato dallo storico e critico d'arte Alessandro Masi, segretario generale della Società Dante Alighieri, per le edizioni Vallecchi e pubblicato nella collana «Studi». Il volume presenta un lungo e articolato percorso che mette in luce la vita dei maggiori critici e storici dell'arte italiana. Un percorso che, mano a mano, disegna il ritratto della loro personalità studiando le loro interpretazioni e ricerche.
Sulla scena emergono le figure di dodici grandi critici dell'arte, da Carlo Giulio Argan a Giuliano Briganti, da Federico Zeri a Roberto Longhi per arrivare fino a Cesare Brandi, «lo storico filosofo». Intellettuali che, con il loro impegno, hanno contribuito a riscrivere la storia dell'arte italiana. Nei diversi saggi vengono proposti i disegni di Giovan Battista Cavalcaselle composti a memoria sui taccuini e le fotografie di Adolfo Venturi considerate come inequivocabile «testo a fronte». Ampio spazio viene dedicato al concetto di «critica d'arte» introdotto dal figlio di Venturi, Lionello. Elementi che compongono un ricco mosaico elaborato grazie al lavoro di ricerca dei diversi studiosi ai quali è stato affidato il compito di svelare la vita dei dodici critici.

venerdì 12 febbraio 2010

DANTE IN EUROPA: LA FORTUNA DEL SOMMO POETA NELLA TERRA DI CAMÕES

Quinto appuntamento del ciclo “Dante in Europa”: dopo gli incontri dedicati ai rapporti tra Dante Alighieri e Francia, Germania, Spagna e Inghilterra, martedì 16 febbraio alle ore 17 in Palazzo Firenze a Roma (Piazza Firenze, 27) Monica Lupetti parlerà delle relazioni tra il Sommo Poeta e il Portogallo

Il ciclo “Dante in Europa” - curato da Walter Mauro, critico letterario, e Lucia Caravale, Vicepresidente del Comitato della Società Dante Alighieri di Roma - proseguirà martedì 16 febbraio alle ore 17 presso la Sede Centrale della “Dante” (piazza Firenze 27, Roma) con l’intervento di Monica Lupetti (Università degli Studi di Bari), sul tema “Dante e il Portogallo”, patria di Luis Vaz de Camões, considerato il più grande poeta portoghese di sempre.
Dopo aver confrontato la fortuna critica di Dante nel corso dei secoli, dal Trecento al Duemila, il Comitato romano - con il supporto dei maggiori dantisti viventi - sta tracciando un quadro più vasto e pregnante della fortuna critica del Sommo Poeta lungo i percorsi che attraversano l’Europa: ciò vuol dire osservare, alla luce di una documentazione critica dei maggiori esperti di letteratura europea fino all’area slava, in quale misura le più varie e difformi culture hanno accolto un’analisi così precisa e puntuale dei vizi umani e del valore.
La “Dante” ha così interpellato i maggiori esperti dei vari Paesi sul Poeta fiorentino, all’interno di aree culturali presenti e operanti in Francia, Germania, Spagna, Portogallo, Inghilterra, Belgio e Paesi Bassi, oltre che negli spazi serbo-croati e della nuova Russia.

martedì 9 febbraio 2010

INCONTRO SU CARLO LUDOVICO RAGGHIANTI ED EUGENIO MONTALE

ROMA: QUARTO APPUNTAMENTO
CON I GIOVEDÌ DELL’ARTE IN PALAZZO FIRENZE.
INCONTRO SU CARLO LUDOVICO RAGGHIANTI
ED EUGENIO MONTALE

Giovedì 11 febbraio alle ore 17.30 presso la Sede Centrale della Società Dante Alighieri,
in Palazzo Firenze (Piazza Firenze 27, Roma),
si svolgerà il quarto incontro del ciclo di conferenze dedicato agli storici dell’arte italiani:
Luciano Canfora e Sveva Battifoglia parleranno di Carlo Ludovico Ragghianti.
Seguirà l’intervento di Marcello Ciccuto sui rapporti tra Montale e le arti figurative

Quarto appuntamento con i “Giovedì dell’Arte” di Palazzo Firenze: giovedì 11 febbraio prossimo alle ore 17.30 a Roma, presso la Sede Centrale della Società Dante Alighieri (piazza Firenze 27), per il ciclo “L’occhio del critico. Storia e storie dell’arte”, si parlerà di Carlo Ludovico Ragghianti e dei rapporti tra Eugenio Montale e le arti figurative. Interverranno Luciano Canfora (Università di Bari) sul tema “Carlo Ludovico Ragghianti. Un critico d’arte in lotta per la libertà”, Marcello Ciccuto (Università di Pisa) su “Immagini e figure d’arte nella cultura poetica di Montale”, e Sveva Battifoglia su “Il carteggio inedito Ragghianti - Parri”.

“Giovedì dell’ Arte”


Roma, 28 gennaio ’10 (Fuoritutto) Nella storica sede di Piazza Firenze, vicino al Parlamento, sono ripresi i “Giovedì dell’ Arte”: gli attesi appuntamenti settimanali su temi d’ arte e cultura organizzati periodicamente dalla “Società Dante Alighieri”, l’ente – fondato, nel 1889, da Giosuè Carducci – che da centoventi anni promuove la diffusione della lingua e della cultura italiane nel mondo.
Centrato sul tema de “L’occhio del critico” ( “Storia e storie dell’arte”), il ciclo di conferenze 2010 s’ è aperto con la presentazione dell’omonimo libro, raccolta di saggi su grandi storici dell’arte italiani tra Otto e Novecento opera di Autori vari, e curato da Alessandro Masi, storico dell’arte e segretario generale della “Dante” ( Firenze, Vallecchi, 2009). Dopo il saluto del presidente della “Dante”, ambasciatore Bruno Bottai ( e figlio di quel ministro fascista dell’ Educazione Nazionale cui si deve la storica legge del 1939 sulla tutela dei beni artistici e culturali, rimasta purtroppo per decenni nel cassetto dei burocrati), sono intervenuti Rossella Vodret, Sovrintendente al Polo Museale Romano, Salvatore Italia, Capo del Dipartimento per i Beni Archivistici e Librari del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, gli studiosi d’arte Peter Glidewell e Chiara Barbato, e, come relatrice, Donata Levi, docente di Storia dell’ Arte all’Università di Udine.
“Questa raccolta di saggi curata da Masi – ha detto Salvatore Italia – è di grande interesse anche per i documenti pubblicati: come ad esempio, la memoria inviata, nell’agosto 1862, all’allora ministro della Pubblica Istruzione, Matteucci, da uno storico dell’arte come Giovan Battista Cavalcaselle con osservazioni attualissime sulla necessità d’un profondo riordinamento delle Accademie e di tutta l’amministrazione delle Belle Arti, per evitare il degrado del Belpaese a Far-West dell’arte, percorso da trafficanti internazionali senza scrupoli. Ed è significativo, inoltre, che molti degli storici dell’arte ricordati nel volume – dallo stesso Cavalcaselle a Pietro Toesca, da Giovanni Previtali al “bastian contrario” Federico Zeri – furono anche funzionari delle Belle Arti”. “Diversamente, purtroppo, che al giorno d’oggi”, ha osservato Peter Glidewell “ quando ( con l’eccezione di Claudio Strinati, predecessore di Rossella Vodret alla guida del Polo Museale di Roma, da poco chiamato ai massimi vertici del ministero, N.d.R.), al Ministero per i Beni e le Attività Culturali non c’è più un solo Direttore Generale che sia storico dell’arte”.
“Nel curare questa raccolta di saggi – ha precisato Alessandro Masi - sono partito dalle osservazioni d’uno studioso come Antonio Paolucci, già Sovrintendente Speciale al Polo Museale Fiorentino, sulla morte di Giovan Battista Tiepolo ( 1770 ) come fine anche del primato italiano nelle arti e nella stessa critica d’arte, mettendole parzialmente in discussione. E ho dato speciale rilievo a quello che i vari storici dell’arte han fatto per la tutela del nostro patrimonio e lo sviluppo del restauro conservativo, al posto di tanti pessimi restauri ‘di rinnovamento’ fatti nell’ 800”.
(Bri)

sabato 6 febbraio 2010

La Dante Alighieri rinasce online con AM Newton21














Una piattaforma multi-blogging denominata Pagine della Dante, trasposizione online della storica pubblicazione della Società Dante Alighieri potenziata con le più ampie funzionalità di interazione e condivisione; una web-tv al servizio della lingua e cultura italiane chiamata Media Dante; e infine La Dante insegna, sezione con podcasting audio video (presto disponibile anche su iTunes) dedicata alla didattica ed alle varie attività organizzate dalla Dante in tutto il mondo. 
Questi i pilastri portanti del nuovo portale della Lingua e Cultura italiane ladante.it ideato e sviluppato dalla web unit di AM Newton21, l’agenzia di Gabriella Ambrosio e Luca Maoloni.

Il sito vuole essere, oltre che il punto d’incontro privilegiato per avviare e presidiare un dibattito aperto al confronto sui temi della lingua e cultura italiane, intese come capisaldi del sistema identitario di un Paese, anche un’eccezionale occasione per le aziende che hanno interessi internazionali per acquisire visibilità nei confronti di un pubblico di alto profilo sparso in tutto il mondo.

venerdì 5 febbraio 2010

ZANG SUD SUD

ZANG SUD SUD e OMAGGIO A UMBERTO BOCCIONI PROROGATE FINO AL 20 MARZO 2010

La mostra, ospitata al Museo del Presente, dal titolo Zang Sud Sud, Boccioni Balla Severini e il Futurismo Meridionale, a cura dei critici d’arte Tonino Sicoli e Alessandro Masi, ha l’intendo di raccontare attraverso quasi 100 opere, il percorso e l’evoluzione che il movimento del Futurismo vive in Italia, attraverso l’estro creativo di importanti artisti come Boccioni, Balla Severini, Soffici, Notte,Benedetto, Marasco, Benedetta, Dottori, Prampolini, Depero, Oriani, Tato, Sironi e tanti altri ancora che con la loro arte riuscirono a far rivivere “Il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri, incendiati da violente lune elettrice” oppure ad inneggiare il progresso e la modernità attraverso
“stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano” e il “volo scivolante degli aeroplani, la cui elica garrisce al vento come una bandiera”; bandiera di quella giovane Italia che con fatica, ma anche con tanto coraggio costruiva la sua storia e la sua identità.

Il percorso della mostra, racconta con particolare interesse l’evoluzione e la traiettoria che il “treno” futurista percorrerà per giungere a quello che sarà definito il Secondo Futurismo, che muoverà i primi passi dal ventidue di settembre del 1929 data della pubblicazione del manifesto dell’Aeropittura. Dalle Velocità terrestri a cui i futuristi guardavano ( Cavallo, Automobile, Treno), gli interpreti del secondo Futurismo si interessano all’esperienza del volo, ad una nuova prospettiva dove “Il tempo e lo spazio vengono polverizzati dalla fulminea constatazione che la terra corre velocissima sotto l'aeroplano immobile”

Il Progetto fortemente voluto e sostenuto dall’On. Sandro Principe, si avvale della presenza e della collaborazione della Regione Calabria, dalla Provincia di Cosenza, dal Comune di Rende, dal Comune di Rogliano, dall’Accademia di Belle Arti di Catanzaro ed è patrocinato dalla Società Dante Alighieri, dalla Fondazione Passarè di Milano, dall’Inner Weel di Cosenza e dalla Fidapa di Rende. Il progetto e l’organizzazione sono a cura del Centro per l’Arte e la Cultura “A. Capizzano” / Museo d’arte dell’Otto e Novecento di Rende.

Zang Sud Sud si appresta in questo modo a celebrare il centenario della nascita del futurismo, in modo del tutto originale, ponendo l’attenzione sul Mezzogiorno e i suoi artisti più creativi che si lasciarono contagiare da questa nuova vitalità creativa che trovò spazio in tutti i campi; dalla poesia alla letteratura, alla musica con la nascita degli intonarumori di Russolo, per passare al cinema, all’architettura e al teatro con le Serate Futuriste.

La mostra, diventa in questo modo, una buona occasione per poter guardare il “dietro le quinte” della nostra storia e della nostra cultura.

Nei 120 anni della società Dante Alighieri è stato approvato il bilancio 2009

Si è svolta lo scorso week-end nella sede di Via Migliorati, 2 (Palazzo Paccarone), l'assemblea dei soci della Dante Alighieri Comitato di Fermo per l'approvazione del bilancio del 2009. Nella sua relazione, il Presidente, rag. Niccola Campofiloni, ha ricordato le numerose e qualificate iniziative prodotte per celebrare il 120° anno di esercizio. Il Comitato di Fermo infatti è sorto il 24 luglio 1889. L'evento principale, sui 10 realizzati complessivamente, è stato senz'altro il Convegno sui 100 anni dal Futurismo, che ha visto, tra gli altri, la partecipazione del Segretario Generale della Dante Alighieri, prof. Alessandro Masi e del prof. Enrico Elli dell'Università Cattolica di Milano. Alternando relatori di fama nazionale, come ad esempio lo scrittore e sceneggiatore Vincenzo Cerami e la giornalista Cinzia Tani ad eminenti figure in ambito locale, come il dirigente del Liceo Annibal Caro, prof. Ciro Bove, l'arch. Massimo Temperini, il prof. Alberto Cintio, lo scrittore fermano Angelo Ferracuti, il dott. Giovanni Zamponi, il prof. Stefano Papetti e la prof. Guglielmina Rogante, l'attività è spaziata dalla presentazione di saggi e romanzi, alla figura del Botticelli, a "Lecturae Dantis", allo studio delle meridiane ed orologi solari, alla lettura di poesie commentate accompagnate dall'esecuzione di brani musicali, da parte di docenti e allievi del Conservatorio Pergolesi di Fermo. E'stato anche organizzato per il secondo anno consecutivo, con la collaborazione del Comune di Fermo e dell'Ente Universitario del Fermano, il corso PLIDA (Programma Lingua Italiana Dante Alighieri) Italiano per stranieri, cui hanno preso parte 10 allievi di diverse nazionalità. Il corso si è articolato su due settimane di lezione nella prima metà di agosto per 40 ore complessive in aula. Da un punto di vista economico, il bilancio si chiude con un modesto attivo, grazie soprattutto al contributo di alcuni sponsor. Gli iscritti hanno avuto un incremento di 36 unità, raggiungendo la cifra di 241 soci ordinari, più 60 studenti.. E' aperta la campagna di tesseramento 2010. Il costo annuale della tessera di socio ordinario è di 30 €. Per informazioni e contatti tel. 0734244666, e-mail info@dantealighierifermo.it, sito internet www.dantealighierifermo.com

La Dante Alighieri sempre protagonista

Fermo, si è svolta lo scorso week-end nella sede di Via Migliorati, 2 (Palazzo Paccarone), l’assemblea dei soci della Dante Alighieri Comitato di Fermo per l’approvazione del bilancio del 2009. Nella sua relazione, il Presidente, Niccola Campofiloni, ha ricordato le numerose e qualificate iniziative prodotte per celebrare il 120° anno di esercizio. Il Comitato di Fermo infatti è sorto il 24 luglio 1889. L’evento principale, sui 10 realizzati complessivamente, è stato senz’altro il Convegno sui 100 anni dal Futurismo, che ha visto, tra gli altri, la partecipazione del Segretario Generale della Dante Alighieri, Alessandro Masi e Enrico Elli dell’Università Cattolica di Milano. Alternando relatori di fama nazionale, come ad esempio lo scrittore e sceneggiatore Vincenzo Cerami e la giornalista Cinzia Tani ad eminenti figure in ambito locale, come il dirigente del Liceo Annibal Caro, Ciro Bove, Massimo Temperini, Alberto Cintio, lo scrittore fermano Angelo Ferracuti, Giovanni Zamponi, Stefano Papetti e Guglielmina Rogante, l’attività è spaziata dalla presentazione di saggi e romanzi, alla figura del Botticelli, a “Lecturae Dantis”, allo studio delle meridiane ed orologi solari, alla lettura di poesie commentate accompagnate dall’esecuzione di brani musicali.
Infotel. 0734244666, e-mail info@dantealighierifermo.it, sito internet (www.dantealighierifermo.com).

Premio letterario "Città di Castello"

PREMIO LETTERARIO “CITTA’ DI CASTELLO” 
IV edizione 2010
 
Segreteria del Premio edimond srl - casella postale 178 06012 città di castello (PG)
tel. 075 8521451 - telefax 075 8520907
e-mail: edimond@edimond.comIndirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo
www.premioletterariocdc.it

REGOLAMENTO:
Art. 1  La Edimond srl, con sede sociale in Città di Castello cap 06012 (Perugia), in via R. Morandi 25 – Tel. 075/8521451, indice la IV edizione del Premio Letterario “Città di Castello”, riservato ad opere inedite.
  
Art. 2  Il concorso, a tema libero, è diviso in tre sezioni: Narrativa, Poesia e Saggistica. I lavori, su formato max A4, dovranno essere necessariamente scritti a macchina o a computer: non vengono pertanto accettati manoscritti.
La quantità di cartelle A4 (circa 2000 caratteri) per la narrativa dovrà essere tra un minimo di 60 - massimo 160, per la saggistica il quantitativo minimo dovrà essere di 80 - massimo 250 cartelle, mentre per la poesia il quantitativo minimo accettato sarà di 40 liriche per un massimo di 80.
  
Art. 3  I concorrenti dovranno far pervenire, entro e non oltre il 30 aprile 2010, a mezzo posta o anche a mano, presso la sede della casa editrice (faranno fede il timbro postale o la ricevuta rilasciata dalla Edimond), un plico chiuso contenente:
 
1) n. 3 copie dell’opera in formato cartaceo;
2) copia dell’opera su floppy disk o su CD;
3) breve lettera di presentazione dell’Autore;
4) dati anagrafici completi con l’indicazione della fonte
    da cui è stata appresa la notizia del concorso;
5) attestato dell’avvenuto pagamento di 40,00 sul Conto Corrente Postale n. 14662068 intestato a Edimond srl, indicando quale causale: partecipazione “Premio Letterario Città di Castello” – IVa Edizione.
  
Art. 4  Composizione della Giuria ...

giovedì 4 febbraio 2010

NATI PER LE NOTE







ROMA: DOMANI IL TERZO APPUNTAMENTO
CON I GIOVANI MUSICISTI
IN CONCERTO IN PALAZZO FIRENZE
 
Domani 5 febbraio alle ore 17.30 presso la Sede Centrale della Società Dante Alighieri,
in Palazzo Firenze (Piazza Firenze 27, Roma), si svolgerà il terzo appuntamento del ciclo di concerti dedicato ai giovani musicisti: Antonio Saturno (Chitarra) eseguirà musiche di Villa Lobos, Piazzolla e Castelnuovo-Tedesco.
È in programma domani 5 febbraio alle ore 17.30, presso la Sede Centrale della Società Dante Alighieri in Palazzo Firenze a Roma (piazza Firenze 27), il terzo appuntamento nell’ambito della rassegna musicale “Nati per le note”, curata da Sabine Frantellizzi e dedicata ai giovani musicisti. Antonio Saturno (Chitarra) eseguirà musiche di Villa Lobos, Piazzolla e Castelnuovo-Tedesco.
“Nati per le note” è un’iniziativa promossa dalla Società Dante Alighieri con l’intento di creare una piattaforma per i giovani talenti della scena musicale italiana, ed è un invito al pubblico e agli operatori culturali a scoprire nuovi artisti.

mercoledì 3 febbraio 2010

“Gli italiani che scelgono un futuro all’estero”

 di Stefano Landi

Quasi quattro milioni, quanti gli stranieri nel nostro Paese. Oltre il 50% ha meno di 35 anni, 60 mila studenti l’anno. Di solito ci si ricorda degli italiani all’estero durante le elezioni politiche, quando il loro voto benché lontano può decidere le sorti del nuovo Parlamento. O durante i Mondiali di calcio, quando si scopre in televisione che sono quelli più attaccati al tricolore. L’italiano dello «spaghetti e mandolino», quello che fa la barba fischiettando O’ sole mio o il Nino Manfredi di Pane e cioccolata, forse non c’è più. Perché come diceva Renzo Arbore “lapizza non è un reato” e così (lentamente) la reputazione italiana all’estero sta cambiando. I cittadini italiani residenti all’estero sono 3.915.767, all’incirca lo stesso numero degli stranieri residenti in Italia (3.891.295). Un equilibrio quasi perfetto, destinato per a cedere nei prossimi anni dato che gli immigrati crescono a un ritmo più accentuato. ll primo dato che salta all’occhio è che dei cittadini italiani oggi sparsi per il mondo un terzo è nato all’estero e più della metà ha meno di 35 anni. Sbiadita quindi l’immagine dell’italiano anzianotto che doveva togliere una consonante al cognome per nascondere l’ascendenza italiana. «Si guarda al fenomeno dell’emigrazione moderna con inspiegabile sufficienza» dice Franco Pittau, referente scientifico della quarta edizione del Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes. «I quasi quattro milioni di italiani che vivono all’estero sono un fenomeno per certi versi nuovo e in continua crescita: oggi rappresentano il 6,6 per cento della popolazione italiana». La vera conquista è che l’«italianità» nel mondo oggi è ritenuta un fattore di appeal.
I motivi li spiega Matteo Sanfllippo, docente di Storia moderna all’università della Tuscia e curatore del volume sulle migrazioni della Storia d’italia (Einaudi). «Nel mondo ci vedono come europei e negli stereotipi la Serie B in Europa è diventata quella dell’Est. Gli italiani nati all’estero oggi non si mischiano più con le comunità italo-americane d’una volta, quelle che nei film di Spike Lee erano il gradino più basso dei bianchi: hanno uno stile di vita diverso, vivono tra di loro o si inseriscono nella comunità locale» dice Sanfihippo. Che aggiunge: «Oggi conosciamo bene il livello alto dell’emigrazione, quello di chi si sposta per fare business. Nella moda, le ditte italiane hanno aperto sedi all’estero, nel settore della ristorazione o degli alberghi gli italiani oggi sono i gestori e non più i camerieri». C’è l’ingegnere che va a dirigere un’azienda di software, il banchiere che va per guadagnare il doppio che in Italia o l’universitario che tenta poi di rientrare e ma rinuncia perché il livello scientifico (oltre che lo stipendio) è inferiore. Negli ultimi anni due sono i filoni lavorativi che hanno aperto nuove strade per gli italiani verso l’estero; quello della telefonia che ha fatto muovere molti ingegneri e tecnici italiani e quello del lavoro diplomatico e più in generale legato alle nuove carriere di funzionari in Europa e nel mondo. Resta il fatto che i due terzi dell’emigrazione sono ancora composti da chi si sposta per lavori più umili. «Quella è un’emigrazione difficile da raccontare perché chi parte lo fa illegalmente o con un visto turistico» conclude Sanfilippo.
«L’interesse verso la cultura italiana cresce a tal punto che delle 423 sedi che abbiamo nel rìiondo, il 70 per cento oggi è diretta da un presidente straniero» spiega Alessandro Masi, segretario generale della «Dante Alighieri», società che da 120 anni organizza corsi per promuovere lingua e cultura italiana all’estero. Non si parla più il globish nei Paesi anglofoni o il talian in quelli sudamericani, commistioni di dialetti italiani e slang locale. «Gli italiani nati all’estero imparano la lingua locale e l’italiano per fare un favore al nonno, aggiunge Masi. Se vogliamo che un giorno tornino in Italia dobbiamo rendere spendibile il titolo linguistico conseguito all’estero: per questo le scuole devono garantire un’offerta qualificata perché è cambiata radicalmente la figura dell’emigrante».

"Salviamo l'Italiano"

"Salviamo l'Italiano", intervista ad Alessandro Masi della Società Dante Alighieri

Importante intervista della Società Editrice Fiorentina, tradizionale casa editrice di Firenze, sullo stato di salute dell'Italiano.

La lingua da salvare "L'italiano è ferito, assedio senza confini" congiuntivi stravolti e non solo. La lingua italiana soffre a casa propria e anche all’estero. La Società Dante Alighieri: va rilanciato a scuola e in Europa.
Alla fine del riquadro di spiegazione ne sarà proposta anche la traduzione in inglese, ripresa dal lemmario Italiano-Inglese del Ragazzini 2010.
«Sì, un regresso c’è. E’ in atto. Ma rispetto a quando? Se paragoniamo la situazione attuale con quella degli anni Cinquanta stiamo meglio adesso».
Alessandro Masi, classe 1960, è il segretario della Società Dante Alighieri, presieduta da Bruno Bottai. Nata nel 1889 grazie a un gruppo di intellettuali guidati da Giosuè Carducci, la Società ha come fine, come recita l’articolo 1 dello Statuto, di «tutelare e diffondere la lingua e la cultura italiane nel mondo, ravvivando i legami spirituali dei connazionali all’estero con la madre patria e alimentando tra gli stranieri l’amore e il culto per la civiltà italiana».

L’italiano non sta bene?

martedì 2 febbraio 2010

Alessio Paternesi: nel giardino della pittura all’inizio della forma


La storia delle emozioni del mondo ci dimostra che, in assoluto, non esiste un’intensità ed una straordinarietà pari a quelle che il cuore di un uomo sente nel momento in cui decide di dedicarsi con passione al dono di se stesso attraverso l’arte. E può trattarsi di un’arte che si lasci cantare nell’aria grazie alla melodia di note armoniose o scrivere su un foglio con l’inchiostro di mille parole poetiche; che si lasci disegnare su una liscia tela di seta o scolpire sulla forte materia in attesa di forma e di vita; che si lasci, infine, recitare tra le maschere di un celebre palcoscenico o modellare con le mani sulle colline morbide della creta. Allo stesso modo può trattarsi di un’arte che racconti la gioia o il dolore, la morte o il respiro vitale, la dolcezza o la freddezza, la paura o la speranza. In ognuno di questi casi l’attimo artistico si colora di un sentimento difficile da descrivere e da interpretare se non si penetra nell’opera con l’amore e la comprensione di uno sguardo che si perde nel rosa spesso in apparenza incomprensibile dell’orizzonte.
Con questo spirito completamente posto al servizio dell’ascolto più profondo si può meravigliosamente penetrare nei dipinti e nelle sculture di Alessio Paternesi, e scoprire così l’immenso valore del silenzio e della serenità, colonne portanti dei suoi lavori e della sua arte, che gli permettono con estrema facilità di conquistare una purezza incredibile, estranea totalmente ad ogni genere o corrente del passato, al di fuori del tempo e libera da qualsiasi vincolo nei confronti di categorie ben delineate. Certo è innegabile ed addirittura appassionato l’amore artistico di Paternesi per i grandi maestri del Rinascimento, in particolare per Piero della Francesca, e per gli artisti contemporanei universalmente affermati tra cui Pirandello e Picasso, ma la sua scultura e la sua pittura, intrise delle indimenticabili origini etrusche dell’artista ed avvolte di un’atmosfera che oscilla tra l’arcaico e l’enigmatico, hanno reso unico il modo di Paternesi di fare e di donare arte allo sguardo innamorato di chi la contempla.